Regnum Christi - Legionari di Cristo

Comunicato sulla lettera inviata da José de Jesús Barba Martín e José Antonio Pérez Olvera ai Legionari di Cristo

La Congregazione dei Legionari di Cristo, in relazione alla lettera inviata da José de Jesús Barba Martín e José Antonio Pérez Olvera ai Legionari di Cristo, fa le seguenti dichiarazioni:

  1. Il 26 marzo 2018, il Direttore generale ha ricevuto una lettera in formato digitale firmata da José de Jesús Barba Martín e José Antonio Pérez Olvera, due delle persone che hanno pubblicamente denunciato gli abusi di p. Maciel, nel 1997; nella lettera si chiede di inserire la loro richiesta nell’agenda del Capitolo generale.

  2. Il direttore generale, dopo averne parlato con il suo consiglio, ha presentato la lettera al capitolo generale straordinario e ha informato il capitolo stesso che il governo generale vuole incontrare personalmente ciascuno dei firmatari della lettera e rispondere alle loro richieste.

  3. Rinnoviamo il perdono a tutte le vittime che nel corso della nostra storia hanno subito diverse forme di abuso, sapendo che questa richiesta di perdono non sarà mai sufficiente per guarire le ferite profonde. In relazione a p. Maciel, il Capitolo generale del 2014 aveva detto:

  4. «(…) vogliamo esprimere il nostro profondo dolore per l’abuso di seminaristi minorenni, per gli atti immorali con uomini e donne adulti, per l’uso arbitrario della sua autorità e dei beni, per il consumo smisurato di sostanze stupefacenti e per aver presentato come suoi, scritti pubblicati da altri. Ci risulta incomprensibile l’incoerenza con cui ha continuato a presentarsi per decenni come sacerdote e testimone della fede, mentre nascondeva queste condotte immorali. Disapproviamo fermamente tutto questo. Ci addolora che tante vittime e persone ferite abbiano atteso invano una richiesta di scuse e di riconciliazione da parte di p. Maciel e oggi vogliamo farlo noi, esprimendo a tutti loro la nostra solidarietà» (Messaggio del Capitolo generale del 2014, 4).

  5. «Noi padri capitolari abbiamo ascoltato in che modo i superiori maggiori della congregazione siano venuti a conoscenza di questi aspetti nascosti della vita del nostro fondatore, come abbiano tentato di discernere quale risposta dare, considerando le esigenze etiche e morali e come abbiano portato avanti il processo di comunicazione. Insieme a loro, oggi riconosciamo con tristezza l’incapacità iniziale di credere alle testimonianze delle persone che erano state vittima di p. Maciel, il lungo silenzio istituzionale e, più avanti, le titubanze e gli errori di valutazione al momento di informare i membri della congregazione e le altre persone. Chiediamo perdono per queste mancanze che hanno accresciuto il dolore e lo sconcerto di molti» (Messaggio del capitolo generale del 2014, 5).

  6. Come ha affermato il Capitolo del 2014 ed è stato ripetuto durante il recente Capitolo generale straordinario, continuiamo a mantenere il fermo «proposito di continuare a impegnarci per la riconciliazione» (Messaggio del Capitolo generale del 2014, 1) a titolo personale con ciascuna delle vittime.

  7. Riconosciamo che un abuso, indipendentemente dalla sua natura, causa un profondo dolore e danneggia chi lo ha subito, la sua famiglia e anche la Chiesa. Consapevoli dell’impegno come Chiesa e per la nostra storia istituzionale, siamo fermamente impegnati nel migliorare la nostra politica di ambienti sicuri per i minori e gli adulti vulnerabili che entrano in relazione con le persone che partecipano alle nostre attività apostoliche, educative e pastorali.

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