Regnum Christi

La famiglia del Regnum Christi si arricchisce di nuovi membri

Un incontro del tutto casuale

Claudia Festa è una giovane mamma, il cui figlio frequenta l’Highlands Institute, a Roma. Nella scuola ha conosciuto il Movimento Regnum Christi: prima le Consacrate, che dirigono la scuola; poi i sacerdoti Legionari, che guidano la cappellania e alcune attività per le famiglie degli studenti; infine, i membri laici, soprattutto altre mamme che, attraverso la scuola dei propri figli, hanno iniziato un percorso di formazione personale e di crescita spirituale.

Claudia ha aderito formalmente al Regnum Christi durante la celebrazione di Cristo Re (la “Giornata del Regnum Christi”), a Roma, lo scorso 25 novembre. Ha ricevuto la Bibbia, la croce e il foglio delle promesse dalle mani del Card. Velasio De Paolis, Nostro Delegato Pontificio.

«Il mio incontro con il Regnum Christi è stato del tutto casuale, e riguardando tutti i percorsi passati che mi hanno portata qui dove sono ora, pare che una mano invisibile abbia condotto la mia esistenza. Ho proprio la netta sensazione di non essere mai stata sola. Oggi sorrido quando, io stessa, utilizzo i termini caso, casuale. Solo gli stolti possono credere al caso, io so che il Padre è dietro tutte le cose e fa di tutto per ricondurci a Lui».

La scelta della scuola

«Nella mia ansia da prestazione ottimale per la mia vita e per quella della mia famiglia, quando è giunto il momento di scegliere una scuola per il mio bambino di quattro anni, la scelta è ricaduta sull’Highlands Institute di Roma. Una scuola guidata dalle consacrate del Regnum Christi, con l’assistenza spirituale dei Legionari di Cristo.

Al momento dell’iscrizione, non conoscevo il Regnum Christi e non sapevo chi fossero i Legionari. Mi bastava sapere che fosse una scuola di matrice cattolica, mi piaceva l’idea di incontrare i sacerdoti, era un tuffo nel passato perché io stessa provengo da un istituto cattolico. Volevo favorire, in mio figlio, la conoscenza della mia religione.

Sono passati poco più di due anni dal mio primo ingresso in quell’Istituto e tante cose, nella mia vita sono cambiate, io stessa sono un’altra persona. A quei tempi ero una manager incallita, un po’ frustrata, un po’ galvanizzata dalla carriera. Di sicuro, avevo la consapevolezza di essere una persona privilegiata, ma non riuscivo ad essere felice. E quando provavo a fare un po’ di conti della mia vita, il motivo della mia non felicità (perché non posso nemmeno dire che fossi infelice) si spostava da una causa all’altra. Ricordo con nitidezza lo stato d’animo di ricerca inconsapevole che mi attanagliava, e il gran frastuono di impegni che costruivo per non costringermi a guardarmi dentro e farmi la domanda più spietata che ci si possa fare: “Nella mia vita, ho l’essenziale?”».

L’incontro con Cristo

«C’è stato un momento in cui ho sentito forte il Suo richiamo, un dolce bisogno di rifocillare la mia anima che si stava inaridendo. Sempre per caso, leggo a scuola una locandina in cui avvisano che prima della pausa natalizia, le Consacrate e i Padri (così ci riferiamo ai sacerdoti legionari, ndr) avevano organizzato un ritiro di Avvento. Decido, inspiegabilmente, di prendere un paio di ore di permesso e partecipo al ritiro.

Apre il ritiro p. Paolo Cerquitella, L.C. che ci parla del valore dell’Avvento e ci esorta: “Quest’anno preparatevi al più bel Natale della vostra vita, e così l’anno prossimo e tutti gli anni a venire”. Credo che questo sia stato, in assoluto, il più bell’augurio di Natale che io abbia mai ricevuto. Ci parla anche della semplicità dei gesti di una mamma che, in tutti e quattro i Vangeli, vengono descritti allo stesso modo e sono la preparazione alla salvezza dell’umanità. Di fronte all’immagine dell’amore di una mamma per il proprio figlio e per l’umanità intera, mi commuovo e non riesco a trattenere le lacrime.

Credo che p. Paolo, con quel suo breve discorso, con la sua semplicità nel parlare di cose sante, sia riuscito a smuovere, nella mia anima, un macigno che mi stava annichilendo.

Terminato il discorso di p. Paolo, inizia a parlare Lourdes Zorrilla, consacrata del Regnum Christi e rettrice della scuola. Ci racconta una storiella il cui senso è: “Quando il Signore vi chiede di rinunciare a qualcosa, che a voi sembra importantissima, fidatevi di Lui, sta preparando per voi qualcosa di migliore”».

L’ingresso nel Regnum Christi

«Solo adesso comprendo appieno quello che il Signore mi ha voluto dire durante quel seminario; in quel momento, però, continuavo a resistere. Ma il Signore non si è dato per vinto, mi ha costretta a sospendere le mie attività lavorative, mi ha donato un anno intero tutto per me, da trascorrere con Lui e lo ha fatto accompagnandomi nel Regnum Christi.

Se qualcuno, di cui non conoscessi il credo, mi chiedesse perché ho deciso di entrare nel Movimento, risponderei “per caso”. Io so, invece, che è stato il Signore a volermi qui, perché non mi perdessi, perché riacquistassi la stessa confidenza che avevo con Lui quand’ero bambina.

Adesso finalmente ho di nuovo un direttore spirituale, condivido con un gruppo di persone, la mia equipe, momenti di approfondimento evangelico e di formazione spirituale e sento che la mia anima sta riacquistando la giusta dimensione, la giusta pace. Nonostante mi sia sempre sentita una buona cattolica, adesso mi accorgo di quanto distante fossi dal Signore e quanto amore ci abbia messo Lui per riprendermi e riaccogliermi. E lo ha fatto accompagnandomi in una realtà che risponde ai bisogni del mio cuore. Sono tre gli aspetti che più mi piacciono nel carisma del Regnum Christi: l’attenzione alle molteplici spiritualità con cui ci si può avvicinare al Signore; l’impegno di una vita spesa in regime di apostolato; l’attenzione alla formazione spirituale».

Una vita nuova in Cristo

«Non esistono paradigmi per esprimere il proprio amore per Dio e ciascun fratello è fonte di gioia nel suo inno di lode al Signore. Cristo ci ha lasciato una cara eredità che non possiamo ignorare: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Nella nostra vita siamo tenuti a essere testimoni dell’amore di Dio, dobbiamo portare il messaggio di speranza vera, di luce. Troppe persone sono convinte che essere cristiani significhi solo cospargersi il capo di cenere e perseguire il martirio con rinunce e mortificazioni. No, essere cristiani significa prendere parte alla vittoria di Cristo sul Male, significa avere il cuore colmo di speranza, e confidare nella salvezza. Quindi, tutti noi cristiani siamo chiamati a testimoniare questa dimensione di pienezza che si chiama Regno di Cristo.

Ma per poter trasmettere tutto quanto di più bello c’è nella nostra religione, bisogna conoscere quello in cui crediamo. Se io non conosco una persona, mi diventa difficile amarla. La stessa cosa capita con Gesù: per amarlo come Lui vuole, devo conoscerlo.

Adesso, a due anni dall’incontro con il Regnum Christi, so che il Signore vuole da me questo, e mi ha affidata al Movimento perché mi guidi e mi istruisca, affinché io mi impegni nelle cose Sante che Lui vorrà farmi compiere».

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