P. Manuel Álvarez Vorrath, LC

Il Direttore territoriale condivide alcune riflessioni sul Regnum Christi in Italia 

Carissimi,
all’inizio di questo nuovo anno scolare e apostolico desidero inviarvi alcuni spunti di riflessione che mi auguro possano motivare e animare il vostro impegno nella missione più bella che ci sia: estendere il Regno di Cristo nei cuori e nella società!
Ringrazio il Signore che mi permette di contemplare l’insieme degli sforzi che si fanno in ogni località. È molto bello constatare l’agire di Dio in ognuno di voi, dei nostri confratelli e consorelle: questa prospettiva d’insieme mi aiuta a rilevare elementi trasversali sui quali lavorare.
Avete già le Linee guida territoriali che orientano le scelte apostoliche e non desidero con queste parole sovrappormi ad esse ma piuttosto aggiungere pennellate di colore e nuove sfumature a un percorso che già stiamo facendo insieme.

La carità di Cristo ci interpella oggi ancora e di più: se è vero che dare frutto non è uguale ad avere successo a noi spetta moltiplicare i talenti che abbiamo ricevuto. Il mondo di oggi, la situazione europea, della Chiesa, della famiglia, della società, ci interpella affinché non ci accontentiamo di “stare a guardare” o di essere soddisfatti di quello che facciamo. Sarebbe un peccato conformarci alla realtà adagiandoci allo “status” raggiunto, ripiegandoci sul piacere di stare insieme.
Molti di noi quando hanno scoperto il Carisma si sono identificati con un modo di vivere il Vangelo intraprendente, concreto e lungimirante, che ti spinge a fare cose grandi per il Signore e per cambiare il mondo.
Che Dio non ci permetta mai di perdere la grinta dell’ evangelizzazione e la gioia dello spendersi perché Cristo sia più conosciuto, amato e seguito!
Non ci spaventiamo quindi di riprendere in mano il tema dei “leader”, non come categorie sociali ed economiche ma come parte del terreno di evangelizzazione e come principio di fermento nella massa, così che anche loro possano dare i 10 talenti come frutto della loro vita.

Coinvolgere, sconvolgere e avvolgere: dipende da noi coinvolgere la gente nella missione, nel catechismo, negli apostolati, nel consiglio pastorale perché formare buoni laici è tra le cose migliori che possiamo fare.
Le nostre parrocchie dovrebbero essere sì, sede naturale dei sacramenti e della carità, ma anche “trampolini” per gli apostolati.
Bisogna avere il coraggio, guidati dalla virtù della prudenza, di stravolgere, se ce ne fossero, schemi obsoleti, superati e arrugginiti; non andare avanti con gli stessi metodi guidati dal confortante “si è sempre fatto cosi”.
E non ultimo, avvolgere la gente con il calore che ci si aspetta da persone che perseguono la santità.

Istituzionalizzare significa crescere, facendo sì che gli apostolati e i comitati locali siano realtà dove esiste una condivisione su progetti che contengono obiettivi chiari e concreti a lungo e medio termine, che abbiano un’autonomia economica, responsabile e trasparente.  Questo è il modo migliore per garantire alle nostre realtà una durata che vada oltre le persone.
Anche il governo territoriale sta agendo su questa linea, impegnandosi fermamente nel decentrare responsabilità, creare commissioni per pastorali e una sana e prudente autonomia economica e amministrativa con una rendicontazione periodica al governo, senza per questo obbligare nessuno a rinunciare allo spirito di famiglia, al calore dei rapporti personali o creare una sovrastruttura burocratica; l’uno infatti non esclude l’altro.

Trascendere: il rischio maggiore che corrono tutte le istituzioni è quello di rimanere incapsulate in se stesse, di limitarsi a “timbrare il cartellino”.
Come una pianta che non porta frutto è sterile così pure una Chiesa che non generasse figli nella fede, nei sacramenti e nell’apostolato, sarebbe sterile. Credo che questa immagine si possa applicare anche alle nostre parrocchie, alla scuola, all’Università e alle sezioni. Tutti noi, infatti desideriamo che il nostro apostolato sia fecondo e che i ragazzi quando finiscono la scuola o il catechismo, perseverino nell’ECYD o nel Regnum Christi così come le coppie di sposi dopo il percorso di preparazione al matrimonio.
Dipende da noi che facciano questo passo, creare occasioni di incontro e di vicinanza e sviluppare il senso di appartenenza, diventando veramente compagni del loro cammino.

Creare ponti: In alcuni incontri che ho avuto è emerso il forte desiderio di collaborazione da parte dei direttori delle Istituzioni o di alcuni parroci con i membri laici adulti del Regnum Christi. Purtroppo questo slancio iniziale si è scontrato da una parte, con una eccessiva rigidità istituzionale e dall’altra con lo zelo apostolico dei membri laici, generando nelle persone coinvolte una mancanza di serenità. Queste difficoltà possono essere superate solo a partire dall’analisi dell’identità e delle peculiarità specifiche di ogni istituzione e cercando insieme, di costruire il Movimento.

Formare senza mollare. Desidero che non venga meno l’impegno già dedicato alla concretizzazione di progetti di formazione a media e lunga scadenza. I laici lo richiedono e la Chiesa ha bisogno di laici con una formazione integrale. Bisogna pertanto che ognuno si ritagli del tempo per svilupparli, sapendo che agendo così, faremo del bene a tanta gente e che daremo un contributo prezioso allo sviluppo apostolico di tante realtà italiane. Questi progetti ci aiuteranno, inoltre, a evitare l’improvvisazione e la mediocrità nella formazione.

Dedizione paziente e silenziosa alla direzione spirituale. É nella direzione spirituale che discerniamo insieme la volontà di Dio su ogni persona, le camminiamo affianco, l’accompagniamo lungo le strade della preghiera e della vita sacramentale, aiutiamo la grazia di Dio ad accendere il fuoco dello zelo apostolico e verifichiamo la chiamata a far parte integrante della famiglia del Regnum Christi. Credo di più in questo tipo di impegno più silenzioso che in attività straordinarie che non sbocciano nell’accompagnamento personale. E infine, non abbiate paura di proporre una santità radicale, come faceva Gesù.

La gioia di essere chi siamo. E’ dal trasmettere la gioia di essere quello che siamo veramente che fioriranno le vocazioni! Creiamo occasioni affinché il Signore bussi ai cuori di coloro che ha scelto fin dall’eternità invitando i ragazzi a visitare le nostre case, il noviziato, a partecipare alle ordinazioni, ecc.

Abbracciare il cambiamento che avverrà con gli Statuti. Camminiamo facendoci tenere per mano da Dio e dalla Chiesa, con grande fiducia per arrivare al domani il più uniti possibile.

Pregare, pregare, pregare, perché ciò che non si ottiene in piedi e con il lavoro si ottiene in ginocchio! 

Affido, in questo mese del rosario tutti voi, i vostri impegni apostolici e le vostre famiglie alla materna protezione di Maria.
Preghiamo a vicenda affinché possiamo essere fedeli al dono ricevuto e estendere il Regno di Cristo nei cuori di coloro che il Signore ci ha affidato.

P. Manuel Álvarez Vorrath, LC
Direttore territoriale per l’Italia 

Condividi