Intervista a Alberto García Gómez
Nelle scorse settimane Alberto García Gómez, LRC e componente del Collegio Direttivo Territoriale, è stato nominato pro-decano della Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.
Quali sono i compiti di un pro-decano?
Sono le stesse funzioni e compiti che corrispondono al decano secondo gli “Statuti generali e di Facoltà dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum” e al “Regolamento Generale dell’Ateneo” (normativa secondaria che sviluppa quanto stabilito negli statuti generali). Nel decreto di nomina il Rettore si mi chiede di assumere tutte queste funzioni (tranne la firma delle pergamene, cioè dei titoli di studio) data la situazione di salute del decano, padre Gonzalo Miranda, LC. Tra le 15 funzioni previste negli Statuti questi sono quelle più significative che dovrò assolvere: dirigere e promuovere l’attività̀ accademica della propria Facoltà, promuovere e coordinare il piano di ricerca, il Programma degli Studi e i diversi eventi accademici della Facoltà, promuovere la continua formazione accademica e l’eccellenza dei docenti.
Quali sono le sfide che pensi la tua facoltà debba cogliere?
La promozione, approfondimento e diffusione della dimensione sociale delle questioni di bioetica alla luce della Dottrina Social della Chiesa, in sintonia e comunione con il magistero di papa Francesco e in continuità con i suoi predecessori.
La formazione di qualità per agenti pastorali e sociali (sacerdoti, religiosi e laici professionisti) per facilitare la loro missione come apostoli in questo mondo globalizzato e ipertecnologico con una visione costruttiva di una “bioetica del si”, che affianca e ispira, con principi e valori, il comportamento giusto ed etico di coloro che lavorano nell’ambito delle scienze della vita e della salute. Tante volte siamo bravi per denunciare abusi e violazioni (“bioetica del no”) ma bisogna anche accompagnare, sostenere e illuminare a coloro che offrono progressi nell’ambito scientifico e tecnologico nel rispetto della dignità delle persone e del bene comune…e sono tanti!
La crescita e consolidazione: la nostra e una facoltà giovane che vorrebbe accogliere più studenti per formarsi in bioetica.
Il rinnovamento dei programmi di studi e attività accademica offerta formativa rinnovata e attenta alle mutazioni della situazione pospandemia.
L’impegno per una ricerca scientifica qualità e d’impatto tramite i diversi gruppi di studio (neurobioetica, multiculturalismo e religioni, bioética e arte, ecología umana) in un orizzonte sempre più internazionale, sostenuto dalla UNESCO Chair in Bioethics and Human Rights, stabilità nel Ateneo e nell’UER.
Quali sono i temi più urgenti su cui riflettere, come accademici e come persone di fede?
L’attenzione alle persone vulnerabili e fragili a causa della pandemia COVID-19.
L’uso etico delle applicazioni dell’intelligenza artificiale e tecnologie emergenti (neuroscienze, genetica e tecnologie dell’informazione).
Il dialogo costruttivo in diversità con persone di altre convinzioni etiche, culturali e religiose: cercando ciò che condividiamo non tanto cioè che ci divide.
La promozione della cultura della vita, dove il rispetto della dignità di ogni essere umano e dei diritti umani (particolarmente dei deboli e fragili) prevalga rispetto a interessi ideologici, politici o utilitaristici.
L’educazione e formazione in valori saldi (verità, libertà e giustizia) con una antropologia ottimista e attraente, dove il bene e la virtù siano desiderati e attuati nella ricerca della propia felicità e la costruzione di una società più coesa e in pace.