La spiritualità del quotidiano
Fare il segno della croce al mattino, mentre, seduti ancora sul letto, si cerca di infilare le pantofole; in quel gesto apparentemente banale, nel primo attimo di veglia quotidiana, con i sensi ancora intorpiditi dal sonno, si cela il riconoscimento dell’assoluta supremazia, su tutto il nostro essere, del nostro Dio Uno e Trino. Un gesto semplice che nessuno può dire di non aver il tempo di fare, un gesto che rappresenta, pur nella sua semplicità, tutta la nostra fede. Quel segno di croce è un “buon giorno” a Dio che rimarrà con te tutta la giornata. Una dolce costante compagnia che stimola, guida, ricorda quanto già ti ha insegnato, rimprovera, ammonisce, perdona e sorride.
Una presenza invisibile che vedi sempre, una presenza invisibile con cui dialoghi sempre in silenzio.
Non esiste nella giornata qualcosa che non sia spirituale. Semmai ciò che è spirituale si articola, nel quotidiano, in momenti distinti di lode, preghiera e servizio. Penso che in Paradiso gli Angeli e i Santi in comunione lodino continuamente cantando “Santo Santo è il Signore…” per compensare la nostra carenza di lode quotidiana. Spesso diciamo che non abbiamo il tempo di pregare.
Si può lodare Dio con tutto il cuore, in ogni momento della giornata senza che nessuno possa impedirlo, senza che nessuno possa sentirlo.
Altra cosa è la lode quotidiana scandita dalla liturgia delle ore, ovvero la partecipazione alla Santa Messa ogni giorno della settimana.
Chi sperimenta questa esperienza, sempre per grazia ricevuta, assapora l’amore Divino ogni giorno, in modo che non si può descrivere, ma che si spera tutti possano provare.
Purtroppo esiste pur sempre uno spirito cattivo, che tende a far divenire nel quotidiano la lettura della liturgia delle lodi e la partecipazione quotidiana alla Santa Messa una buona abitudine, che rischia di avvicinarsi a quel fariseismo tanto apertamente odiato da Gesù. Pertanto coloro che sperimentano tanta grazia, debbono individuare degli “espedienti”, per non diventare da tanto amati a tanto odiati, rinnovando sempre la spiritualità del quotidiano, sia essa lode preghiera, partecipazione alla Santa Messa ovvero servizio a Dio. Relativamente a quest’ultimo aspetto sappiamo che non può esserci spiritualità quotidiana senza la carità quotidiana. Dice San Paolo “se possedessi la pienezza della fede, ma non avessi la carità sarei un nulla”.
Ed ancora Gesù indica come comandamento superiore l’amore verso se stessi, al pari dell’amore verso il prossimo. Ogni giorno pertanto dobbiamo prima di tutto aver un po’ di amor proprio , tanto quanto ne dobbiamo avere per il nostro prossimo, che si incontra: nelle mura domestiche tra i familiari, nel lavoro, tra gli amici ed anche conoscenti e non conoscenti. Un grande impegno quotidiano dove tutto deve essere prudentemente bilanciato. Un compito arduo e difficile per tutti, un compito quotidiano che tutti siamo tenuti a svolgere. Nessuno si senta arrivato e padrone di tutti questi requisiti.
La carità deve dirigersi sia verso le opere di misericordia corporali, sia verso le opere di misericordia spirituali. Dar da mangiare a un povero è troppo facile per chi “ha”. Più impegnativo ma non meno importante è sopportare con pazienza una persona molesta, dare consigli con discrezione a chi è nel dubbio, consolare un conoscente che soffre, intervenire davanti a un evidente peccatore. Se è vero che la fede senza la carità è un nulla, è anche vero, che alla fede di ogni giorno dobbiamo unire la carità di ogni giorno, come il buon Dio la pone ad ognuno di noi ogni giorno.
Nel quotidiano infine la nostra spiritualità deve esercitarsi con l’umiltà e scontrarsi con la falsa umiltà. Nessuno si scoraggi. Dio ha fatto il giorno ma per “fortuna” anche la notte, per concederci, dopo riflessione e riposo, un altro giorno di spiritualità, un’altra opportunità.
Giovanna Girgenti