Fr. Stefano Panizzolo, italiano, studente di filosofia presso il centro di formazione di Thornwood, NY, ci scrive per raccontarci l’esperienza della Via Crucis per le strade di Manhattan.
07 aprile 2012
Carissimi amici in Cristo,
voglio augurare a tutti una Santa Pasqua, e lo faccio presentandovi un’immagine della “mia” New York, “fresca di giornata”.
Non si tratta della classica cartolina, con il profilo dei grattacieli e la scritta colorata “I love NY”; non è la città vista e vissuta con lo sguardo frettoloso del turista. La “mia” NY questa volta tocca il cuore, scuote e fa riflettere. Nel venerdì Santo che precede la Pasqua molti hanno scattato una foto inedita, immortalando così momenti della mia giornata missionaria.
Sì, per chi crede che le missioni si svolgano solo in Africa, questo può sembrare strano, paradossale… ma in realtà proprio nelle società più sviluppate possiamo toccare il bisogno, possiamo sentire il grido silenzioso di coloro che cercano “un perché”… c’e’ tanta sete… sete di verità. Sete di amore, amore vero.
E così inizia una mattina originale anche per la “grande mela”, per questa “bella signora” che accoglie tutto e tutti e sembra non stupirsi più di niente. Partiamo da “Central Park”, seminaristi e sacerdoti, famiglie, ragazzi e ragazze, portando a turno una croce di legno di dimensioni naturali, per ricordare che oggi è giorno di penitenza: “Dio è morto” come dice Nietzsche… ma per risorgere, come insegna il Vangelo. Così, questo lungo pellegrinaggio coinvolge i passanti, sguardi perplessi e cellulari alla mano per scattare una foto “da non perdere”. Molti accolgono l’invito ad appendere una “intenzione di preghiera” al legno della croce, per portarla tra le strade della città fino a raggiungere la vecchia cattedrale di S. Patrizio… anche questa è NY, che nonostante tutto testimonia la sua fede e la sua umanità.
Anch’io ho affidato a questa croce la mia intenzione: “Ti prego Gesù, aiuta la mia mamma che sta tanto soffrendo”. Sono stati mesi difficili, questi ultimi, per tutta la mia famiglia. Anche se il conforto e il sostegno non sono mai mancati, sentiamo tutti bisogno del Cristo Risorto, dell’annuncio della Pasqua… capiamo anche che il Signore ci vuole forgiare nella pazienza, nel lasciarci guidare da Lui e credere nei “suoi tempi”. Ricoveri, virus inaspettati, tutto sembra rallentare il cammino… un po’ come questa croce di legno che passo dopo passo si fa più pesante e uno pensa “non potevamo costruirla più leggera?”. Ma forse solo in questo momento il nostro pensiero si volge a Gesù, e in fondo capiamo che Lui ha sofferto molto di più e per questo troviamo la forza per continuare ancora una volta.
Ho trascorso il pomeriggio sui larghi marciapiedi della città, dove il flusso delle persone sembra un fiume in piena: è la Chiesa che esce dalla Chiesa e va incontro alla gente. Si cerca un contatto, per parlare di fede e invitare alla confessione. Non è facile affrontare l’indifferenza di tanti, la risata sarcastica di chi non accoglie… ma io continuo a regalare un sorriso a tutti, e forse questo vale più di mille discorsi. Molti ringraziano, c’è chi non rimane indifferente.
Una coppia cammina verso di me… io chiedo “siete cattolici?” lui risponde frettolosamente “sì”, e già attraversano la strada. Dopo qualche minuto li ritrovo vicini a me: “Volevo scusarmi…” dice lei “scusarmi per non essermi fermata… cosa voleva dirmi?”. Il mio cuore ha gioito per questo bel gesto, così delicato… anche questa è NY, che nonostante tutto, ha ancora bisogno di Dio.
Si conclude la giornata con una Via Crucis intorno al quartiere della chiesa. Gli attori sono ragazzi e ragazze che ci hanno fatto la missione. Gesù è interpretato da un giovane di 25 anni, sguardo profondo e semplice: scalzo per le vie della città, da solo porta la pesante croce. Tutti scendono in strada, alcuni rimangono alla finestra o sull’uscio del negozio. Tra la folla molti visi noti: le persone che avevamo incontrato prima ora sono con noi: tra loro il gruppo di giovani francesi che avevano voluto scattare una foto con me. La polizia controlla il traffico, e tutti cercano di avvicinarsi il più possibile alla rappresentazione. Poi, alla tredicesima stazione ci si ferma proprio tra un pub e un giardino pubblico: sguardo attonito di quelli che sorseggiano una birra e domanda curiosa della bambina sull’altalena “Chi è quel signore con la Croce, papà?”.
Chi è quel Signore? Rispondere significa cercare di comprendere chi è oggi Gesù nella mia vita. Quel Gesù che continua a passare portando la sua croce, che ci invita a seguirlo sull’uscio di una chiesa o dalla finestra di un pub. La via della croce non finisce nel sepolcro… oggi festeggiamo la vittoria sulla morte, oggi lo festeggiamo Risorto.
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